The Distant Dream

La via che unisce Shanghai a Montottone...

ARGENTO

Con il mio ingresso a Bratislava, per la prima volta nella storia salgo in seconda posizione nella classifica delle Crocette. Un momento di vera commozione da podio. Vorrei scrivere di piu, ma la tastiera slovacca mi sta facendo impazzire e Henri in astinenza da Gulash non vuole rimanere un minuto di piu.

I racconti di queste ultime giornate seguiranno.

02/11/05 | Permalink | Commenti (1)

HALLOWEEN IN ROMANIA

E con l'ennesimo viaggio della speranza siamo arrivati a Brasov. Abbiamo lasciato l'ostello di Plovdiv alle 10 di sera per prendere il treno notturno verso Ruse, cittadina al confine con la Romania, nella speranza di trovare poi un treno per Bucharest da li. Errore. Il primo treno in quella direzione e' l'Istanbul-Budapest delle 3 del pomeriggio, ma sempre in ritardo. 10 ore d'attesa, facciamo 11 con l'ora solare che scatta proprio oggi. No grazie.

Abbiamo percio' contrattato un taxi fino al confine, attraversato il confine a piedi e camminato fino al primo distributore di benzina dove abbiamo suscitato abbastanza pena nel benzinaio perche' ci accompagnasse in macchina fino alla stazione degli autobus del primo paese. (avremmo perfino tentato l'autostop, se non che alle 7 del mattino di domenica al confine Bulgaro-Rumeno non c'e' anima viva...ragion per cui il benzinaio ci ha potuti accompagnare) Da qui abbiamo preso un minibus fino alla periferia di Bucharest e poi la metropolitana, con tanto di cambio linea, fino alla Gara du Nord, dove siamo riusciti ad assicurarci due posti sull'Intercity delle 12 per la Transilvania. In 16 ore e 7 cambi siamo arrivati a destinazione. E pensare che un tempo credevo di non poter sopravvivere allo Shanghai-Milano con scalo di 4 ore a Francoforte...

La Transilvania non ha nulla di spettrale e il Castello di Bran, di per se' non particolarmente drammatico, e' stata una delle esperienze turistiche piu' deludenti di tutto il viaggio, schiacciati tra una comitiva di greci e una di tedeschi lungo tutto il dispiegarsi di stanze, corridoi e cortiletti. Abituati alla solitudine goduta nei luoghi turistici dell'Asia Centrale e dell'Iran, il fatto di essere tornati in terra di gite organizzate e' stato un brutto colpo da incassare. Anche la cittadina in se', per quanto carina, non e' molto diversa da certi paesotti tedeschi, ben tenuti ma in fondo freddi....... Qui particolarmente freddi. Non siamo per niente preparati per l'inverno. Nell'attesa del treno per Budapest (l'ennesimo notturno) stiamo saltando da un bar all'altro, da un negozio all'altro, per rubare attimi di tepore. La casa in cui abbiamo dormito e' altrettanto gelida. Ieri sera la nonnetta ha acceso una stufa e per tutta la notte sono rimasta sul chi va la', memore delle classiche storie in cui la stufa smette di funzionare e tutti soffocano nel sonno. E visto che non era un vero hotel, bensi' una casa organizzata per pochi euro da un ragazzo conosciuto alla stazione, mi immaginavo che si sarebbero disfatti dei nostri cadaveri senza informare le autorita' e che io ed Henri saremmo quindi scomparsi senza lasciare traccia, visti per l'ultima volta in Transilvania....

Rollzaraund inzihey! Rollzaraund inzihey!!!

31/10/05 | Permalink | Commenti (1)

AGGIORNAMENTI DA PLOVDIV

Un brevissimo aggiornamento perche' fa talmente freddo che rischio che le dita mi si stacchino sulla tastiera...

Siamo arrivati in Bulgaria ieri sera, dopo 3 giorni ad Istanbul. Citta' meravigliosa, piena di vita che mi fa domandare ancora una volta cosa abbia fatto a Shanghai per 5 anni!(lo so bene, e non me ne pento, ma comunque continuo a pormi questa domanda retorico-esistenziale ogni volta me ne capiti l'occasione...)

Dei famigerati gatti nuotatori di Van ne ho viste solo delle versioni di peluche in alcune vetrine del centro. Forse vengono usati nella vasca da bagno, al posto delle classiche paperelle.... Olimpiadi feline a parte, la zona merita una visita, per i suoi fantastici castelli e chiese armene.

Ora alloggiamo in una vecchia casa adibita ad ostello che sembra uscita dal Rocky Horror e condividiamo la camera con gli altri due unici ospiti, australiani, per dividere spese e timori. Oggi cercheremo in qualche modo di proseguire verso la Romania (per rimanere in atmosfera vampiresca) ma non sembra un'impresa semplice. Non ci sono collegamenti diretti. Vedremo. Ormai ogni giorno e' un nuovo giorno, ogni passo piu' vicini a casa.

Prima di lasciarvi, a grande richiesta, due delle foto che sono finalmente riuscita a scaricare:

Img_6069 Img_6192

29/10/05 | Permalink | Commenti (0)

VERSO ISTAMBUL

İn questo momento avrei dovuto trovarmi su un autobus per Istambul, ma a quanto pare oggi io ed Henri eravamo gli unici 2 pazzi disposti a percorrere i 1800 km in questo freddo lunedi di ottobre di Ramadan, e l'autobus e' stato cancellato. C'e' ancora una speranza con l'autobus delle 3, ma come al solito, lo scopriremo solo vivendo. Siamo a Van, nella estremita' orientale della Turchia, zona Kurda e a pochi km di distanza dall'Iraq. Un cocktail esplosivo che spiega la maggior concentrazione di posti di blocco, controlli, e guardie armate trovate fino ad ora. Lungo la strada abbiamo trovato anche militari impegnati nella rıcerca di mine, che scandagliavano ıl ciglio della strada con i metal detector. Una scena un po' inquietante e la consapevolezza che qualsiasi sosta bagno nella natura non mi sarebbe stata possibile (Nota per Luvi e Ali: voi conoscete una delle mie peggiori paure....)

Lasciare l'Iran e' stato particolarmente difficile, per i legami che abbiamo creato, ma proprıo per questo sappiamo di avere ancora piu' ragioni per tornarci, prima o poi. İl giorno della partenza non abbiamo resistito alla tentazione di entrare in un agenzia di viaggi e chiedere i costi di una sola andata per Milano. Tehran - Milano diretto 380 USD, 5 ore. Ma ovviamente ci siamo ritrovati sul Tehran - Orymıye, sosta in ogni paese, 3 USD, 11 ore. Prima di partire Henri mi ha guardata e con quel suo fantastico modo di parlare İtaliano mi ha chiesto: 'Ma siamo proprio sicuri che Marco Polo non ha fatto un pezzo di viaggio con tappeto volante?!?!?

Sull'autobus sono riuscita ad appisolarmi e mi sono sognata di alzarmi in piedi e di cominciare a ballare, togliendomi la sciarpa e facendola sventolare tipo Priscılla Regina del Deserto, coinvolgendo tutte le altre signore sull'autobus. Mi sono svegliata di soprassalto, assicurandomi che la scıarpa fosse al suo posto, mentre l'I-Pod mandava le ultime note del Disco Samba....

Da Orumye abbiamo preso un taxi fino al confine e poco dopo le 8, davanti all'ufficiale Turco che controllava il mio passaporto mi sono finalmente tolta la sciarpa, per mostrare il mio volto nella sua interezza, capamanna compresa....

P.S. E' possibile che dietro la decisione del governo francese di proibire il velo nelle scuole ci sia la lobby della L'Oreal? 

24/10/05 | Permalink | Commenti (7)

IL DIAVOLO NON E COSI' BRUTTO COME LO SI DIPINGE...

Vi scrivo ancora una volta avvolta dalla mia sciarpa, che ormai indosso con una disinvolutura che non credevo possibile e con ciocche di capelli ribelli che fuoriescono spudoratamente. E pensare che meno di 2 settimane fa mi preparavo ad attraversare la frontiera turmeno-iraniana fissandomi la sciarpa con le mollette, per far si che che neanche in capello facesse capolino, con risultati vergognosi...un misto tra Peline e Lawrence d'Arabia.  Ma dopo giorni di intenso studio del pret-a-porter iraniano mi pare di essere giunta alla conclusione che la condizione necessaria e sufficiente sia di coprire nuca, orecchie, collo e bacino. Coprire il resto e' a discrezione (ma non so se propria, o di padri e mariti....) Quindi si passa dai chador completi, a veli stile passamontagna che incorniciano il volto, accompagnati da lunghi grembiuli fino al ginocchio, e infine a foulard colorati e camicie attillate appena sotto il bacino sopra a jeans arrotolati a mostrare le caviglie, e ciliegina sulla torta, enormi occhiali da sole. Frange e ciuffi non solo escono, ma attirando su di tutte le attenzioni altrimenti dedicate ad un'intera chioma, mostrano risultati che sfidano le migliori creazioni Anni Ottanta. Ovviamente la proporzione Chador/Jaqueline Kennedy varia a seconda che ci si trovi in citta' o in paese, in luoghi piu' o meno sacri. A Mashad, per esempio, la citta' piu' sacra dell'Iran, i chador sono ovunque. Ho dovuto indossarne uno anch'io, per poter visitare il complesso sacro nato intorno alla tomba dell'Imam Reza e luogo di pellegrinaggio per i musulmani sciiti. Una delle donne delle pulizie dell'hotel in cui alloggivamo mi ha mostrato come indossare questa sorta di lenzuolo a mezzaluna, ma al momento di farlo non sono riuscita a riproporre la piega sulle tempie, il trucco che dovrebbe consentire di portarlo attaccato alla fronte, e quindi tutto la mia visita e' stata una lotta per poterlo tenere su e soprattutto per non inciamparci, perche', inutile dirlo, non sono stata nemmeno in grado di rimboccarlo, come invece fanno tutte queste magnifiche donne, che aleggiano per le vie, o quelle piu' anziane che se lo tengono addosso solo con i denti, con una smorfia al volto che le fa sembrare molto piu' arcigne di quanto in verita' non siano.

Se il velo e’ imposto a tutti, stranieri compresi, il ramadan e’ una forma di imposizione molto piu’... velata… Non saremmo tenuti a rispettarlo, se non che, e’ molto dificile trovare cibo. Tutti i ristoranti sono chiusi e ci e’ capitato che alcuni dei negozi di alimentari aperti, si rifiutassero di servirci. Quando possibile, ci premuniamo acquistando qualcosa la sera prima e se non possiamo tornare in hotel e mangiare lontano dagli occhi altrui, cerchiamo di trovare luoghi appartati in cui mandar giu’ almeno un pezzo di pane e un sorso d’acqua. Si perche’ se del cibo possiamo anche fare a meno, non bere nemmeno una goccia d’acqua, tra il caldo e la fatica delle visite non e’ semplice. Cerchiamo sempre di essere molto discreti, ma ogni tanto ci capitano scene fantozziane… “tu mangiare!!!” In prossimita’ del tramonto, si inizia a respirare un’atmosfera da blocchi di partenza e non appena il muezzín canta il cibo compare. Ovunque ci troviamo, c’e’ sempre qualcuno che ci allunga un pezzo di pane, un dolce, un frutto…Ci e’ capitato perfino camminando. Un bell’esempio di comunione!

Il canto del muezzin…un richiamo, un suono che scandisce il tempo, con la sua cadenza malinconica e quasi ipnotica. Ci e’ capitato di ascoltarlo in luoghi magici, come tra le rovine di Persepoli, sulla collina piu’ alta da cui, si racconta, Alessandro Magno, ebbro, appicco’ il fuoco che in una notte divoro’ l’intera citta’.

Fare i turisti fai da te e’ un’arte che da soddisfazioni, ma ogni tanto e’ bello dipendere da altri. A Tehran e Esfahan siamo stati ospiti di un amico dei genitori di Henri e della sua famiglia estesa. Persone incantevoli, con un amore per la cultura del proprio paese che ci hanno deliziato con una calorosa ospitalita’, la migliore cucina persiana e tante piccole perle di saggezza. Ho imparato che il succo del melograno puo’ essere bevuto directamente dal frutto, senza nemmeno sporcarsi le mani, che esistono i limoni dolci, che i pistacchi freschi assomilgiano a dei minuscoli manghi e a bere il te amaro con in bocca un pezzo di zucchero cristallizzato, simile ad un’ambra, che una volta sciolto rilascia un seme di cardamomo. Un paese geniale!

Anche quando siamo soli siamo sempre circondati da grande disponibilita’ e ospitalita’. Se viaggiamo in pullman, nelle soste vengo regolarmente “adottata” dalle donne viaggiatrici, che mi accompagnano in bagno, aspettano che abbia finito e mi riportano all’autobus. Il bagno delle donne, o gli ingressi riservati alle donne per moschee o altro, anche se scritti solo in farsi sono di solito riconoscibili dalla presenza di una tenda che ne copre l'ingresso, tenendo le donne ancor piu' celate. Per la stessa logica, non esistono parrucchiere da donna che diano direttamente sulla strada. In compenso pero' mi ' capitato di vedere un uomio farsi la doccia a porta aperta, sul corridoio di un alberghetto di Kashan....Forse andrebbero riviste un attimo le priorita'....

Anyways....

La separazione e' in alcuni casi molto netta, come ad esempio sugli autobus cittadini. Agli uomini e' destinata la prima meta', alle donne la seconda. In altri casi, netta e ridicola. Una sera, tornando in uno dei soliti shared taxi, una donna si e' seduta accanto a me, nel sedile posteriore, e un uomo, pur di mantenere le distanze ha preferito salire davanti, spostando henri praticamente a cavallo del cambio. L'autista non ha detto nulla e ha continuato a guidare rannicchiato contro il finestrino e impossibilitato a cambiare marcia....

A parte queste aspetti per noi cosi' assurdi, la vita qui e' molto piu' normale, serena e vivibile di quanto ci si possa immaginare e di quanto non lo fosse in Cina o negli altri posti visti fino ad ora. A Shiraz, in una casa da te nel cuore di un bel giardino, seduti su kilim colorati, bevendo te e fumando una deliziosa pipa ad acqua alla mela, mentre intorno a noi la gente passeggia e alcuni giovani venuti in visita alla tomba del poeta Hafez ne recitano le poesie, non ci si puo' non chiedere: "Siamo davvero al centro dell' asse del male?!?!"

19/10/05 nella IRAN | Permalink | Commenti (3)

FREAKMENISTAN

Per chi se stesse iniziando a chiederselo, NON SONO MORTA DI FAME. Scusate il silenzio. Non so se sia vero o no che mail e telefonate vengano attentamente scrutinate da qualche sorta di servizi segreti Turkmeni. Nel dubbio, ho preferito evitare di espormi fino ad ora. Sufficientemente lontana dal confine, ecco il resoconto della settimana trascorsa.

3 Ottobre. Dopo aver espletato con successo le procedure di uscita uzbeke, ci ritroviamo bloccati nella "terra di nessuno" davanti ad un cancello sbarrato. Con noi c'e' anche Gareth, un viaggiatore inglese che si unisce al nostro tour. (un ottimo acquisto, con il suo fantastico british humor) Il cancello verso il confine Turkmeno viene aperto a discrezione delle guardie di turno e tutta la procedura d'ingresso successiva si rivela complessa e piena di scartoffie. La presenza di Anjela, la guida inviata dall'agenzia, non sembra migliorare la situazione. Per la prima volta veniamo perquisiti uno ad uno ed obbligati a mostrare il contenuto delle nostre borse, di fronte ad una sorta di commissione inquisitoria. Fortunatamente passiamo l'esame ed entriamo quindi nello "stato canaglia" dell'Asia Centrale.

Il programma della giornata prevede la visita dei resti di Konye Urgench, capitale del regno di Khorezm, con il minareto piu' alto dell'Asia Centrale e il secondo al mondo. Una sorta di ciminiera di 64 metri (20 in piu', prima he la furia di Ghengis Khan passasse di li...) la cui stabilita' non da grande fiducia...

Ci aspetta poi il viaggio verso la capitale, attravero il deserto del Karakum, le Sabbie Nere. 600 km di nulla. Viste le condizioni della strada (comunque migliori di quelle della Cina dell'ovest), la distanza non e' percorribile in un giorno. Al tramonto ci fermiamo dunque nell'oasi di Darvaza. Oasi e' un chiaro eufemismo creato per stimolare la fantasia del viaggiatore. In realta' trattasi di 2 capanne nel deserto, un paio di tavoli e una tenda adibita a cucina dove si fermano tutti i viaggiatori di passaggio e che vanta anche una TV con 4 canali russi. Ci godiamo il tramonto dall'altura alle spalle del campo, ma prima di poter riposare le stanche membra, veniamo condotti in visita al "gas crater". Percorriamo 10 km irca di fuoripista e all'improvviso ci troviamo abbagliati da una luce che esce dalla notte. Oltrepassiamo le rocce di fronte a noi ed...eccolo. IL CRATERE. Ora, immaginatvi un buco di diciamo 40 metri di diametro, quasi perfettamente rotondo, dalle cui pareti fuoriescono zampilli di fuoco vivo e dal fondo del quale occasionali fiammate sembrano precedere l'apparizione di Satana in persona. Ci avvicianiamo quanto basta per esserne terrorizzati, senza pero' rischiare di scivolare all'interno sulla terra friabile. E' difficile credere che questa immagine fra il biblico e il miltoniano sia in realta' frutto, forse, di un errore umano. Un'esplosione di un giacimento di gas negli anni 70, ha lasciato questo orribile sfregio, che da allora continua a bruciare incessantemente, essendo il sottosuolo del Turkmenistan una sorta di bombolone senza fondo...

Torniamo all'accampamento ancora in stato confusionale e decidiamo di rimanerci, "stappando" una bottiglia della miglior vodka turkemena. (Forse non tutti sanno che... le bottiglie di vodka in Asia Centrale una volta stappate non possono piu' essere richiuse. Questo evidentemente perche' non si pone mai la situazione in cui una bottiglia  - o piu'- non venga consumata interamente durante il pasto) La serata trascorre serenamente fra brindisi all'amicizia tra i popoli (al tavolo siamo un'italiana, un franco-canadese, un inglese, Anjela armena e l'autista Zarfat tataro) e progetti per l'acquisto uno UAZ russo (una sorta di ibrido tra un vecchio pullmino Volkswagen e un carroarmato, ormai la macchina dei nostri sogni). L'idea e' di riempirlo di benzina (anche all'interno) e di proseguire il viaggio. Oltre che un immenso bombolone, il Turkmenistan e' anche un immensa tanica di olio. La benzina costa meno dell'aqua...molto meno. Con 1 dollaro si fanno 60 litri!

Anche la notte trascorre tranquilla. Le capanne turkmene sembrano essere piu' comode delle yurte Kyrgyze...o forse siamo noi che ormai ci stiamo davvero abituando a tutto. Il resto del viaggio procede tra numerosi posti di blocco, un paio di altri crateri (uno colmo di fango bollente, l'altro occupato da un lago) e gruppi di cammelli, i primi che vedo allo stato brado dall'inizio del viaggio. Entrando ad Ahgabad ho una strana sensazione di familiarita'.....Alti grattacieli semivuoti, largo uso di marmo, cupole dorate, abuso di capitelli.... Siamo tornati in Cina?!?!?! Immediatamente capisco come certi stili non siano legati a tradizioni o influssi reiproci. Sono solo una manifestazione della mania di grandezza. Non c'e' altra spiegazione. Ma se in Cina la mania di grandezza e' ormai il documento programmatico di un'intera nazione, qui puo' essere facilmente ricondotta ad un nome, ad un volto. Quello di Turkmenbashi, il Padre dei Turkmeni. Al secolo Saparmurat Niyazov, il presidente. Il suo volto e' letteralmente OVUNQUE, in una varieta' di materiali e pose. Dalle statue dorate nei luoghi piu' ufficiali (inclusa una statua di 4 metri in cima all'Arco della Neutralita', che gira su se stessa seguendo il movimento del sole) ai faccioni pieni dipinti su ogni edifiio, ai poster in varie pose posti lungo la strada o agli incroci. Il mio preferito e' quello in cui guarda distrattamente l'orologio, mentre Henri tende a preferire quello in cui guarda in alto sopra pensiero sorrengendosi il mento con la mano. Anche il poster con lui che cammina fra le spighe di grano in doppiopetto non e' male. Il suo profilo dorato, stile novello Cesare, appare anche su tutti i canali di stato (tipo simboletto di Retequattro o simili) Scuole, ospedali, stadi, musei sono ovviamnte dedicati a lui, o se non a lui, a membri della sua famiglia. La madre sembra avere un posto speciale nel suo cuore, tanto che a lei sono stati dedicati perfino DUE mesi del nuovo calendario introdotto. A parte questo aspetto comico kitch la citta' non ha granche' da offrire. Visitiamo il carpet museum, con il tappeto piu' grande del mondo, un paio di monumenti 'imperdibili' e il bazaar russo, sempre vigili di fronte ai numerosi poliziotti presenti. Oltre che con i passaporti, dobbiamo girare con una serie di altri documenti, da mostrare qualora venissimo fermati, incluso uno che sembra una specie di diploma, un attestato del turista in Turkemenistan, su cui sono specificate tutti i luoghi in cui possiamo recarci. Quel che non compare sull'attestato e' da considerarsi assolutamente tabu'. Anche la macchina fotografica deve essere estratta con particolare parsimonia ed attenzione. (Ragione per cui non sono riuscita a fotografare i poster)

Il giorno successivo lo trascorriamo visitando il Tolchuka bazaar fuori citta', un grande mercato allestito nel deserto 3 giorni a settimana e probabilmente il piu' grande e variopinto di quelli visti fino ad ora. Una delle cose piu' interessanti e' la selezione delle cosiddette 'insalate coreane", che abbiamo visto piu' o meno in tutta l'Asia Centrale, ma che qui sembrano essere le piu' abbondanti, fresche e colorate. Una fila di signore dai tratti somatici chiaramente estremo-orientali che sembrano uscite da un cartone animato, con i loro grembiuli e gli strofinacci legati in testa, vendono montagne di kimchi, carote e altre verdure in una sorta di salamoia piccante e acatata. Sono il frutto delle deportazioni di massa compiute da Stalin, dalle regioni estremo-orientali.

Dal bazaar ci allontaniamo ancora di piu' dalla citta' per visitare un lago sotterraneo. Scendiamo una scalinata nella roccia per circa 60 mt, alla fine della quale si trova un'invitantissima sorgente d'aqua a 38 gradi, verde smeraldo. E' possibile fare il bagno e a quanto pare l'acqua ha effetti benefici, se non che, la guida non ci ha informati di cio' e non siamo preparati a trarre pieno beneficio del luogo, come invece stanno facendo una decina di persone. Ma la tentazione e' troppo forte e prendo l'iniziativa: 'Ragazzi, fra 2 giorni entro in chador. Voi fate come volete...IO ENTRO". Entriamo tutti e tre, e per una ventina di minuti sguazziamo felici e spudorati nella nostra peggior biancheria intima ... Ovviamente non abbiamo ne' asciugamani, ne' tanto meno il cambio, e il resto della giornata e' trascorsa, come (a quanto pare) si suol dire 'going commando' 

Come insegna anche il Trivial Pursuit, il Turkmenistan e' il terzo piu' grande produttore mondiale di caviale, e noi da buoni buongustai viziosi che ancora siamo, non ci facciamo scappare l'occasione. Una visita al bazaar e con il nostro russo ormai sempre piu' spavaldo e con meno di 15 dollari ci procuriamo una basla indecente di beluga, burro, creme fraiche, pane e perfino qualche filo d'erba cipollina, per dare un po' di colore. Il tutto e' consumato nella camera di Gareth, spalmando il caviale con il coltellino svizzero e su tovaglioli di carta perche' non abbiamo nemmeno i piatti.

Il giorno dopo lasciamo Ashgabad alla volta di Mary, la seconda citta' del paese e punto di partenza per la visita di importanti siti archeologici. Il posto piu' incredibile e' Gonur Depe. La cosa sorprendente non e' tanto che l'abbiano scoperto, ma che riescano a ritrovarlo ogni volta. Percorriamo 3 ore nel deserto, seguendo strane piste tutte uguali che si diramano in mille direzioni. Con le ossa a pezzi dagli sballottamenti arriviamo a destinazione. Sotto una tendone da sole e in mezzo ad un accampamento messo li per caso, conosciamo Victor Sarianidi, un archeologo russo a capo dei lavori, insieme all'antropologa, una signora somigliante ad una matrioska, che sta effettuando gli studi sull'immensa necropoli venuta alla luce di recente. Gonur Depe risalirebbe al 3000 a.c. e potrebbe trattarsi della terra d'origine dello Zoroastrismo, teoria questa non accreditata presso l'elite archeologica occidentale. Cio' con cui noi veniamo a contatto e' un grande e polveroso labirinto di muri in pessime condizioni, portati alla luce ma senza un chiaro progetto di conservazione. La guida ci fa camminare sui muri stessi e data la mia proverbiale agilita' riesco anche a sgretolarne un buon mezzo metro, nel tentativo di scendere. Alle mie scuse mortificate, la guida mi risponde: "Non preoccuparti. Tanto fra un paio di mesi inizia la stagione delle piogge e quel muro avrebbe comunque fatto la stessa fine". Non mi fa sentire molto meglio....

Il sito di Merv, piu' vicino alla citta' e molto piu' recente e' invece patrimonio dell'Unesco e un po' meglio tenuto.

Trascorriamo l'ultima sera in Turkmenistan stappando l'ennesima bottiglia di vodka, un degno addio all'Asia Centrale, prima della totale astinenza. Per la cronaca, anche il Turkmenistan, cosi' come l'Uzbekistan e il Tajikistan rientrano nella lista dei "paesi musulmani", ma abbiamo appurato che la tradizione sovietica e' ancora oggi molto piu' radicata. Quindi vodka e bagni in mutande come se piovesse!!! Ma da domani non si scherza piu'.... o almeno cosi' credevo allora.

Alla prima settimana di permanenza nella Repubblica Islamica dell'Iran ho nuove storie da raccontare e un punto di vista tutto nuovo. Alla prossima puntata.....

09/10/05 nella CENTRAL ASIA | Permalink | Commenti (9)

IN DIRETTA DA MASHAD

Il Muezzin sta chiamando alla preghiera in questo preciso istante. Il sole e' tramontato sulla nostra prima giornata iraniana e finalmente addento il primo pezzo di pane da questa mattina, mentre scrivo.

Il Ramadan e' iniziato da 6 giorni e tutta la nostra permanenza qui sara' segnata dal digiuno. WELCOME TO IRAN....

09/10/05 nella IRAN | Permalink | Commenti (6)

RISPOSTE DA ASHGABAD

Internet e' accessibile anche da qui, ma non mi dilunghero' ora nei racconti di questa nostra prima esperienza turkmena, per ragioni che spero capirete.

Mando pero' una pubblica risposta alle FAQ di mia sorella

Dove sono. Ad Ashgabad, appunto. Da lunedi' prossimo puoi dire che sono in Iran, almeno per 17 giorni. Chiunque desideri informazioni piu' dettagliate, puo' consultare il blog, o scrivermi una mail, che e' sempre ben accetta!

Quando torno. difficile a dirsi con precisione, ma indicativamente verso la meta' di novembre. (Iolina, sicuramente passiamo da Venezia! Ci ospiti sempre, vero?)

Busto o Marche. Ovviamente prima Busto, ma credo che cercheremo di andare nelle Marche al piu' presto, almeno in avanscoperta (per Alice e Sila: in avanspettacolo!) per vedere a che punto sono i lavori e prendere in mano la situazione.

Ma chi e' mai tutta questa gente che lo vuole sapere?!?!

05/10/05 nella CENTRAL ASIA | Permalink | Commenti (3)

IL LABIRINTO DELLE MERAVIGLIE

Un paio di giorni d'assenza dagli schermi e pensa quanti nuovi commentatori! Benvenuto Pierre (ammetto di essere rimasta un attimo perplessa sulle prime) e finalmente anche la voce dei fratelli Ma. Ma grazie sopratutto al Landino, per gli scoop! Ho avuto anche il piacere di leggere l'articolo e sebbene il tragitto al momento preveda l'ingresso in Italia dall'Austria, credo che soppeseremo bene, su una fetta di Sacher, l'idea o no di prendere quell'ultimo treno Vienna-Venezia. Un fattore determinante potrebbe essere proprio rivedere la Barbara per l'addio al nubilato (e per questo sono grata di avere anche l'opzione Parigi....)

Dunque, i nostri giorni in Uzbekistan stanno per scadere e dopodomani ci butteremo in pasto all'ultimo degli stans, il piu' folle: Il Turkmenistan. Nel frattempo abbiamo quasi ultimato il tour delle oasi, con alti e bassi.

Bukhara e' sicuramente uno dei luoghi piu' affascinanti visitati fino ad ora, ma talmente sorniona che le storie di terrore e innavicinabilita' che per secoli l'hanno circondata sembrano ora solo leggende. In 4 giorni l'abbiamo girata in lungo e in largo con un'unica logica: il caso. Ogni mattina ci siamo diretti in una diversa direzione, tra i vicoli intricati, certi che prima o poi avremmo intravisto il minareto principale, unico punto di riferimento per ritrovare la via di casa. E cosi', senza seguire i percorsi delle comitive di turisti francesi, abbiamo scoperto la citta' in ogni suo angolo (o almeno crediamo di averlo fatto). Immaginatevi un'atmosfera da hutong di Pechino, con i colori della Grecia e con (quasi) la stessa probabilita' di imbattersi in una qualche meraviglia architettonica che nelle calli di Venezia. Bukhara e' tutto questo. Medresse abbandonate, piccoli minareti, iscrizioni di caratteri arabi in maioliche, portali di legno finemente intagliati. (Le medresse abbandonate in particolare stimolano il lato di interior decorator che e' in me e immagino come potrebbero essere trasformate in fantastici boutique hotels). Come sempre ci siamo infilati ovunque, arrivando anche a scoprire la sede (illegale) di una setta Baha'i, gestita da un maestro lavoratore del rame, un vecchio hippy che ci ha offerto te e caramelle e ci ha intrattenuto con la sua chitarra russa a 7 corde.

L'aspetto "noisioso" delle nostre peregrinazioni sono i bambini che come con un disco ripetono: "a pen, yes? a bonbon, yes? a photo, yes?" Tutti, indistintamente. Il fatto e' che se poi gli dai un bonbon, questi sono capaci di sputartelo di fronte agli occhi (si, lo ammetto, ho dato dei moroni di liquirizia, ma almeno che avessero aspettato che girassi l'angolo prima di sputarlo con versi di disgusto....) Al centocinquatesimo bambino che ti ripete la stessa identica tiritera, viene il dubbio che ci sia sotto un circolo vizioso creato proprio dai turisti, piu' che una reale necessita'... .

Suono un po' senza cuore?

Lasciata Bukhara e' stata la volta di Khiva. (dove ci troviamo tutt'ora) Qui la citta' antica e' stata volutamente preservata, ristrutturata e trasformata in un museo all'aria aperta, con le conseguenze che cio' comporta: biglietto d'ingresso e aria da set cinematografico, preso infatti d'assalto da comitive di matrimoni, che parcheggiano al di fuori delle mura e si susseguono a scadenze di una decina di minuti di fronte ai luoghi piu' fotogenici. Passata la fanfara del giorno, chi alloggia nella citta' antica riesce ancora a godere qualche momento di bella quiete, magari ammirando il tramonto cenando sulla terrazza di Mizorboshi o da uno dei balconcini dell'Hotel Khiva, una vecchia medressa riconvertita proprio in hotel. La mia fantasia profana e' stata messa in pratica, ma con risultati molto demode'. Chi ha il pane non hai denti....

Non so quando ci risentiremo perche' vista l'aria dittatoriale che tira in Turkmenistan, dubito che internet sia alla portata di tutti. (saremo pressoche' sempre scortati. Non esiste che i turisti girino soli e incontrollati per il paese)

Quindi un bacio e ricordate sempre la massima: NULLA NUOVA BUONA NUOVA!

01/10/05 nella CENTRAL ASIA | Permalink | Commenti (2)

IL CYBERMISTERO

In risposta a Barbara. Che dire, ho un'ispirazione dentro che neanch'io so spiegare come.. (ti ricordi la telenovela in Irlanda? Un giorno dovremmo ritrovarci a guardarla...) Ho un diario in cui annoto qualcosa, e durante i tempi morti o i lunghi spostamenti rifletto su cosa scrivere, quando trovero' il prossimo computer. Le cose che facciamo e vediamo sarebbero molte di piu', ma temo che se scrivessi di tutto forse alla lunga risulterebbe noioso. Per il momento sono felice che piaccia a qualcuno! (E se qualcuno vuole sapere qualcosa in particolare, me lo faccia sapere!)

Henri e' il vero prodigio. Mi ha recuperata coi racconti in sole poche ore al computer...

28/09/05 | Permalink | Commenti (7)

GLI ASPIRANTI MARCO POLO DELLA COMUNE DI BAHODIR

La Samarcanda del 2005 non sara' forse piu' la citta' mitica e misteriosa che il nome potrebbe suggerire e sicuramente manca della vitalita' dei grandi bazaar del passato, ma i tesori architettonici che ancora la punteggiano, credo che suscitino la stessa meraviglia di sempre, anche immersi nella statica quiete della monumentalita'.

Ogni giorno ritorniamo piu' volte al Registan, perche' ogni ora del giorno ne rivela un nuovo aspetto, o ci sediamo in semplice contemplazione sull'unico lato aperto che e' stato appositamente fornito di panchine, come di fronte al palcoscenico meglio orchestrato della storia. (mi spiace non avere foto disponibili, ma non siamo riusciti fin'ora a scaricarle dalla macchina)

Ma il mio luogo preferito e' la moschea di Bibi Khanum, fatta costruire dalla moglie prediletta di Tamerlano, come sopresa per il marito, di ritorno da una missione in India. Per una come me che ama far sorprese sarebbe sicuramente un modello, se non fosse che alla fine la sopresa si e' rivelata fatale per la povera Bibi. La leggenda racconta che l'architetto principale, ammaliato dalla bellezza della principessa, si fosse rifiutato di continuare i lavori finche' non avesse avuto l'onore di un bacio. Affinche' l'opera fosse completata in tempo per il ritorno del marito, l'onore fu concesso. Ma il bacio dell'architetto fu talmente passionale da lasciare un marchio sulla guancia della principessa. Tamerlano fu sorpreso dal segno dell'infedelta' piu' che dalla splendida moschea e la sventurata Bibi venne gettata da uno dei minareti! ...La passione degli architetti....

Quando siamo stanchi di girare, ci rifugiamo nel cortile di Bahodir, dove ci sono sempre una tazza di te e delle fette di melone ad attendere i viaggiatori che alloggiano da lui. Giovani e meno giovani provenienti da ogni luogo, ognuno con la sua storia da raccontare. C'e' Takashi, il giapponese filosofo che cerca la giustizia e che si e' ritrovato un fucile puntato in faccia in Israele, mentre vagava in luoghi in cui non avrebbe dovuto vagare; l'inglese che fa il giro del mondo in moto ed e' stato arrestato in Gorno Badakshan, perche' guidava senza permesso; Armand e Julie, che da 5 anni non hanno una casa fissa, girano per il mondo e all'occorrenza uno dei due torna in Francia a lavorare per qualche mese per continuare a finanziarsi; Martin il tedesco ciclista vegetariano di 40 anni che sembra averne 18 ed e' drogato delle endorfine che produce pedalando. In confronto io ed Henri siamo assolutamente normali, e il nostro viaggio quasi banale....

La cena ogni sera e' alle 7 in punto, su una lunga tavolata comune. Si mangia cio' che la moglie di Bahodir cucina, per un dollaro, e si discute, ci si scambiano consigli di viaggio e leggende on the road (esisteranno davvero tre cavalli e un cammello che dal Pakistan stanno dirigendosi a Kiev?!?!?) Vengo messa in guardia sulla vera natura da gatte morte dell donne iraniane, che a quanto pare faranno di tutto per ammaliare Henri nonostante i chador e riceviamo anche una cartina dettagliata della Turchia da una coppia che ci e' gia' stata, e ce l'affida come un tesoro tramandato di generazione in generazione. Noi stessi facciamo la nostra buona azione karmica elargendo qualche dritta su Shanghai (molti sono diretti in Cina) e io tengo anche un mini-corso sui toni.

Dopo tante settimane di "solitudine" e' divertente trovarsi in questo ambiente internazionale. Ma anche se i racconti proiettano la mente verso nuove possibili avventure, sono felice di sapere che il nostro viaggio avra' un inizio e una fine, e che non sia solo una fuga o una ricerca di qualcosa, che sembra sempre essere alla prossima destinazione. E' un percorso, un rito di passaggio, un sogno nutrito per anni e ora realizzato. O meglio, in corso di realizzazione. La strada e' ancora lunga.....

27/09/05 nella CENTRAL ASIA | Permalink | Commenti (4)

NON E' POI COSI' LONTANA SAMARCANDA...

A chiunque si chieda se oggigiorno sia il caso di viaggiare in Tajikistan, la piu' piccola e povera delle Repubbliche, dilaniata dalla guerra civile fino a meno di 8 anni fa, diciamo che non solo e' il caso, ne vale anche mille volte la pena. Dopo un'attenta ispezione del paese, riteniamo che i maggiori pericoli che un turista possa incontrare oggi giorno siano, nell'ordine:
1) cadere in uno dei tanti tombini scoperchiati (che come a Bishkek abbondano ad ogni angolo delle strade poco illuminate (leggete blog di Henri. Bishkek: a city with no man-hole covers)
2) essere colpiti da un frutto sotto i numerosi alberi che adornano giardini e strade
3) ferirsi con la carta igienica. (il blog di Henri ne riporta una descrizione precisa.The TP mistery )

Abbiamo incontrato gente fantastica lungo tutto il percorso e i tajiki oltre che straordinariamente belli sono genuinamente cortesi. Mi ricordo quando nel 2001 Henri aveva pensato di rispondere alla per. A 5 anni di distanza, anche senza nessun rimpianto, mi dico che forse non sarebbe stato poi cosi male.

Le citta' visitate (Khojand / Istaravshan / Dunshanbe) non vantano grande interesse storico o architettonico, ma lo spettacolo naturale delle montagne che occupano gran parte del paese e' mozzafiato. Purtroppo non abbiamo avuto tempo di andare nel Pamir, ma gia' la via che unisce Khojand a Dunshanbe e' forse uno degli spettacoli montani piu' incredibili che abbia mai visitato. In poco piu' di 3 ore si passa dai campi di cotone a vette stile Monte Fato. La tempesta incombente, con sqaurci di tramonto infuocato fra le nuvole temporalesche ha sicuramente aiutato a creare l'effetto Mordor. Io stessa sono entrata nel ruolo, portandomi addosso il peso di un piatto di gulash e grano saraceno ingurgitato in una bettola lungo la strada e fonte di fitte lancinanti.
Svalicato anche l'ultimo passo a 3300 e piu' metri, sono finalmente riuscita a gettare il fardello, ma, neanche a farlo apposta, nel mentre, un ragno mi e' sceso di fronte alla faccia. (Non poteva mancare Shelob...) Ho appurato cosi' che anche l'aracnofobia puo' essere controllata, in situazioni in cui un qualunque movimento inconsulto rischia di farti finire in una vasca di escrementi. (i bagni della campagna Tajika tendono ad essere palafitte traballanti, con buchi di ampie dimensioni a picco su distese di M....)

A Dushanbe abbiamo alloggiato all'Adventurer's Inn, proprio nella MARCO POLO SUITE. (Suite puo' trarre in inganno. In pratica una casa privata modestissima, condivisa da turisti e avventurieri di passaggio, che non si possono permettere i prezzi degli hotel per personale prufumatamente spesato delle varie organizzazioni umanitarie presenti....) Un paio di giorni di puro relax, prima di riprendere la strada verso l'Uzbekistan...ancora una volta. Niente di particolare da segnalare sul passaggio di confine, se non l'ulteriore prova della gentilezza tajika. (Dove al mondo un doganiere in mitra ti saluta dicendo: "Thank you for coming to Tajikistan and see you soon: ?!?!? Ma dove siamo, in un ristorante cinese? Xiexie Guanling?!?!?)

NOTA PER IL VIAGGIATORE: cambiate ogni residuo di Somoni Takiji da chiunque vi approcci al confine, perche' fuori dal Tajikistan non troverete nessuno disposto a cambiarli. Abbiamo provato in svariate banche di 4 citta', ricevendo solo occhiate stile vade retro satana. Quindi ora ci rimangono una cinquantina di dollari in somoni inutilizzabili. Be', se non altro non sono come i Sum Uzbeki che hanno la banconota da 1000 (=1USD) come pezzo piu' grande e ogni volta che si cambia si finisce per portarsi dietro pacchi e pacchi di banconote. ("Are you happy to see me, or do you have Uzbek money in your pocket?)

Rietrati in Uzbekistan siamo prima scesi fino a Termez, sul confine con l'Afghanistan. Ad un certo punto, ci siamo anche arrivati molto vicini, a meno di 2 metri dal filo spinato e 200 mt dall'inizio vero del paese. E proprio nel giorno delle elezioni Afghane, ragione principale per cui Patrick e Megan ci hanno categoricamente proibito di andarli a trovare a Kabul. I casi del destino....

Poi da Termez siamo faticosamente risaliti a nord in direzione di Shakhrisabz, citta' natale di Tamerlano. Lungo la strada tra le due citta' veniamo fermati in 8 posti di blocco. La zona e' sorvegliata sia perche' le sue montagne sono la roccaforte del Movimento Islamico Uzbeko, sia perche' la vicinanza al confine Afghano la rende un punto nevralgico del contrabbando di droga.

Ma anche detto questo, non vi e' nulla di cui preoccuparsi. Abbiamo tutto in regola e anche l'aspetto di Henri non desta troppi sospetti. In questi giorni gli "consento" di indossare il cappello da baseball rovesciato, perche' lo rende immediatamente riconoscibile come turista nordamericano evitandoci un sacco di potenziali problemi... Io invece non ho mai nessun problema. A parte il mio aspetto assolutamente innocuo, a quanto pare gli italiani sono benvoluti, grazie soprattutto ad un uomo. No, non Silvio. Toto Cutugno. L'ultima battuta che riceviamo ad uno dei tanti posti di blocco: "Italiano?.... Italiano vero? ...Lasciatemi cantare?" E nonostante questi abbiano sempre la faccia da cattivi, lo sguardo truce e le armi addosso, si finisce sempre con una risata, e la mano sul cuore in segno di saluto (ognuno il proprio....)

Il vero pericolo lungo la strada e di rimanere senza benzina. Il paese versa in un preoccupante carenza, per qualche motivo, e i distributori sono tutti chiusi. Il nostro taxi ce la fa per un pelo. Shakhrisabz e' il ritorno in Oriente, dopo i tanti compromessi con il passato sovietico. Le rovine del vecchio palazzo Ak-Serai del 14esimo secolo con le pareti a picco ancora ricoperte di piastrelle di ogni variazione del blu sono magnifiche, cosi' come la cupola azzurra della moschea di Ulug Beg. E questo e' solo l'inizio. Al di la' dell'ultima catena montuosa sorge Samarcanda, poi Bukhara, poi Khiva. Le grandi oasi, i meravigliosi nodi della via della Seta. Sara' vero? Che cosa sara' rimasto?

Il nostro hotel da sulla piazza principale, su cui sorge anche la medressa (scuola coranica) e all'alba siamo svegliati dal richiamo alla preghiera. Il che sarebbe anche suggestivo, se non fosse che lo stesso altoparlante ha sparato a massimo volume i Chemical Brothers fino alle 3 di notte....

Visitiamo il piccolo villaggio di Sivus ad una ventina di chilometri, sede di un complesso Sufi. Il posto e' in totale abbandono e chiuso, ma passeggiando per il villaggio cercando di tornare su una via con traffico verso la citta', ci imbattiamo in un gruppo di uomini che ci invitano a pranzare con loro. Come straniera godo sempre dello status di uomo "ad honorem" e posso sedermi anch'io alla tavola. Pranzo ottimo. Ripartiamo.

Alle 6:00 in punto il nostro taxi ci lascia nel centro di Samarcanda. Dopo quasi 50 giorni e piu' di 10.000 km di viaggio siamo arrivati fino a qui. Lo spettacolo del Registan al tramonto vale tutta la strada percorsa fino a ora.

Domanda del giorno: ma che fine ha fatto Toto Cutugno?

24/09/05 nella CENTRAL ASIA | Permalink | Commenti (2)

IL REALITY BLOG

Mi piace la piega che il blog sta prendendo. Magari d'ora in poi oltre a raccontarvi dove siamo suggeriro' anche un tema di discussione, su cui ognuno potra' dire la propria. Anzi, suggerirei che nessuna conversazione fra gli aficionados avvenga piu' in altra maniera se non attraverso il blog, che verra' rinominato THE DISTANT BROTHER....

Tema del giorno: "Viene prima l'uovo o la gallina?"

24/09/05 | Permalink | Commenti (1)

TAJIKISTAN FBI

Un passo indietro. La mattina dopo il matrimonio visitiamo Khokand con la guida di Sabina e Victoria, due diciottenni dell'Istituto Pedagogico, conosciute la sera prima. Estremamente carine e senza la parcella finale per i loro servizi. A mezzogiorno diamo l'addio a Masha e ci dirigiamo verso il confine Tajiko.

Quando il nostro autista si ferma fra i campi di cotone nella pianura assolata, ci aspettiamo che sia la sosta motore di routine e non il fine corsa. Il confine di Besh Arik-Kanibadam sorge nel mezzo del nulla ed e' completamente deserto. Le relazioni tra i due paesi non sono mai state buone e a quanto pare non c'e' grande desiderio di scambio. I doganieri, al contrario, hanno il desiderio di concentrarsi su chiunque capiti loro sotto mano.

Il lato uzbeko si compone di 4 fasi di controllo: il primo sfoglia ripetutamente il passaporto, il secondo registra su un libro, il terzo registra al computer e timbra, il quarto sbriga le dichiarazioni doganali. Il tutto ad intervalli di qualche centinaio di metri, che fanno illudere ogni volta di aver finalemente superato la prova. Al quarto livello, per un attimo, sudiamo freddo. Il controllo ai raggi X visualizza il treppiedi nel mio zaino, che allarma il poliziotto. Lo estraiamo e, per mostrare la vera natura dell'oggetto, ci montiamo sopra la mia Nikon. Ci chiede di fare una foto, per avere la prova finale che non si tratti di qualche ordigno nucleare di produzione giapponese, poi afferra la macchina e inizia a toccacciarla e a dire cose che non capiamo, lanciandoci strani sguardi d'intesa... Eccoci qui, mi dico, vittime del classico abuso di potere. Non c'e' nessun testimone, nessuno che ci possa aiutare. La mia macchina verra' sequestrata per soddisfare il capriccio di un doganiere uzbeko.... Mi sto gia' rassegnando all'idea di averla persa, quando mi viene restituita. Intuiamo solo allora che il doganiere stava soltanto cercando il display su cui guardare la foto scattata pochi secondi prima. Il mondo digitale tira fuori veramente la parte piu' vanesia di ognuno di noi!

Comunque, una cosa che davvero mi dispiace e' non poter avere immagini a testimonianza dei confini surreali che attraversiamo. Di questo in particolare. Il divieto di foto regna sempre sovrano, e non ci sembra il caso di infrangerlo. Ma credetemi quando vi dico che ogni confine e' una scarica di adrenalina, e se ripenso a noi due che ci spostiamo a piedi fra soldati armati e il filo spinato, sotto il sole cocente e l'assoluto silenzio, vorrei averne un video, perche' forse un giorno dubitero' io stessa di essere stata veramente li, in carne ed ossa.

Concluso il percorso vitae uzbeko arriviamo alla parte tajika, accolti da militari con tanto di mitra in bella vista. Ma il diavolo non e’ cosi brutto come lo si dipinge. Nella guardiola in cui consegnamo I passaporti c’e’ in corso un piccolo party e il nostro arrivo viene accolto con grande entusiasmo: "Kanada? Do you like fish? River?" "Italia? Mafia. Football. Tourist? Welcome to Tajikistan!"

Il resto dei controlli si risolve in pochi minuti. Fuori dal confine stiamo cercando di contrattare un taxi quando una macchina della polizia si affianca chiedendoci di salire, in un inglese molto “AliGco”:“Me Tajikistan FBI. Me help you” Prima di poter dire di no, siamo gia’ invitati a casa per la serata. Alisher ha 24 anni e tutti gli incisivi in oro massiccio. A casa lo aspettano la moglie e la figlia di 4 mesi, e presto arrivano anche il fratello, la cognata, il nipote… Il fratello e’ maestro di musica e attacca alla chitarra, Henri all’armonica in pochi minuti e’ gia’ in piena sintonia col folk uzbeko. Ceniamo sul baldacchino all'aperto, con la luna quasi piena incorniciata tra gli alberi di melograni e peschi del giardino.

Dopo cena, I nostri giacigli vengono preparati nello stesso punto, coperti da una zanzariera, e trascorriamo una fantastica notte insonne, in ascolto delle meraviglie del regno animale: cani, gatti, rane, svariati tipi di insetti, la pecora che pascola nel giardino, le mucche dei vicini...Nella campagna tajika, non manca davvero nessuno. Giurerei di aver sentito anche i due liucorni....

20/09/05 nella CENTRAL ASIA | Permalink | Commenti (2)

RISPOSTE DA DUNSHANBE

Un breve post di risposte, alle molte domande pervenute. (mi sento un po' Susanna Agnelli...)

Accesso ad internet. Quando capitiamo in citta', tra un pascolo e l'altro, riusciamo bene o male sempre a trovare rifugio in un internet cafe'. Paradossalmente, credo sarebbe piu' difficile aggiornare il blog in Italia o altri paesi con diffusione di computer tale da rendere superfluo tale servizio. Riuscire a trovare uno studio fotografico in grado di scaricare il contenuto della macchina digitale su CD e' opera un po' piu' complessa, ma siamo riusciti a farlo un paio di volte e speriamo di avere ancora la stessa fortuna. Alcuni computer hanno il lettore CD funzionante e siamo riusciti percio' anche ad inserire le foto sul blog. Il tutto ovviamente accompagnato da eccellenti doti mimiche...

Soldi. In questa parte del mondo gli ATM internazionali sono quasi inesistenti, i circuiti Visa molto rari e visto che NESSUNA banca di Busto Arsizio e' stata in grado di emettere Travellers Cheques (dicendo che non esistono piu'...ma chissa' come mai gli altri viaggiatori che incontriamo li hanno sempre. L'Italia dev'essere troppo avanti......) la nostra ultima spiaggia e' il buon vecchio CASH. Alloggiando sempre in hotel senza servizio di cassaforte, non ci resta che portarci tutto dietro, nascosto in vari anfratti della nostre persone. (Il nuovo soprannome di Henri e' l'Uomo da sei milioni di dollari...) in realta' non ci siamo portati molto e quindi dobbiamo davvero stare attenti a come li spendiamo, se vogliamo sperare di arrivare alla fine..... Un buon esercizio in preparazione alle nostre nuove vite italiane, dopo le spese folli di Shanghai!

Svetlana: la mia identita' segreta. Ebbene si, ammetto di aver provato a studiare il russo piu' volte negli anni di Ca' Foscari (e di aver indossato imbarazzanti scialli di lana - ma chi di noi non l'ha fatto, nei rigori invernali degli appartamenti da studenti?) Purtroppo allora il mio cervello era fissato sulla frequenza "caratteri" e non c'e' stato verso di modificralo in "cirillico". Quest'ultimo anno ci ho riprovato e finalmente qualcosa ha attecchito. Il vocabolario e' ancora limitatissimo, ma cresce di giorno in giorno, la grammatica inesistente, ma per una volta non faro' la perfezionista, basta che mi diano una tazza calda di borsch, sia essa femminile o maschile. Se non altro riesco ormai a leggere senza problemi, il che non significa capire cosa sto leggendo, ma ci aiuta in molte situazioni (tipo trovare gli incroci delle strade) Le doti mimiche rimangono sempre di grande aiuto...anche perche' non dimentichiamo che il russo non e' piu' la lingua ufficiale delle repubbliche e quindi ci si trova sempre impantanati in un misto di lingue, turche e persiane, che aggiungono un'ulteriore nota di colore al tutto...

Dasvidania a tutti, e mi raccomando, continuate a scriverci!

20/09/05 nella CENTRAL ASIA | Permalink | Commenti (5)

»
La mia foto

Chi Sono

Ultimi post

  • ARGENTO
  • HALLOWEEN IN ROMANIA
  • AGGIORNAMENTI DA PLOVDIV
  • VERSO ISTAMBUL
  • IL DIAVOLO NON E COSI' BRUTTO COME LO SI DIPINGE...
  • FREAKMENISTAN
  • IN DIRETTA DA MASHAD
  • RISPOSTE DA ASHGABAD
  • IL LABIRINTO DELLE MERAVIGLIE
  • IL CYBERMISTERO

Archivi

  • novembre 2005
  • ottobre 2005
  • settembre 2005
  • agosto 2005

Categorie

  • CENTRAL ASIA
  • CHINA
  • IRAN
See More

Ultimi commenti

  • StypeGotGot su TAJIKISTAN FBI
  • Rossana su GLI ASPIRANTI MARCO POLO DELLA COMUNE DI BAHODIR
  • nelik su GLI ASPIRANTI MARCO POLO DELLA COMUNE DI BAHODIR
  • Ryosuke il NippoMarchigianU su FREAKMENISTAN
  • rino cardone su IL LABIRINTO DELLE MERAVIGLIE
  • francesca su TAJIKISTAN FBI
  • barbara su ARGENTO
  • ali su HALLOWEEN IN ROMANIA
  • ali su VERSO ISTAMBUL
  • iole su VERSO ISTAMBUL

Link vari

  • www.crocette.com
Iscriviti a questo sito (XML)
Blog powered by Typepad